Pnrr, il governo Meloni blocca 9 progetti su ambiente ed energia
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Pnrr, il governo Meloni blocca 9 progetti su ambiente ed energia
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Sembra impossibile che, in un paese con il 94% dei comuni a rischio idrogeologico, il governo Meloni non sia in grado di spendere 1,3 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) dedicati proprio a contrastare alluvioni, frane o l’erosione costiera. Eppure, l’esecutivo a guida Fratelli d’Italia ha deciso di farne a meno, assieme ad altri 15 miliardi fatti fuori dalla bozza di rimodulazione del Pnrr redatta dal ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, e diffusa da Repubblica.

Quando si hanno tanti soldi da spendere, di solito, si usano in base a un criterio di priorità: prima le spese più importanti e urgenti, poi le altre. Osservando la gestione dei fondi del Pnrr da parte della maggioranza, è quindi possibile ricavare un quadro generale di ciò che il governo Meloni considera come prioritario nei suoi interventi finanziari e cosa no.

Per esempio, dopo essere stata sbloccata con grande ritardo verso metà luglio 2023, dalla terza rata del Pnrr sono stati rimossi 519 milioni di euro destinati a creare migliaia di alloggi per studentesse e studenti universitari. Milioni fortunatamente non spariti nel nulla, come riporta il Sole 24 ore, ma spostati nella quarta tranche di finanziamenti e che quindi arriveranno, forse, poi. Nell’ultima rimodulazione del Piano, invece, le spese fatte slittare al futuro sono 9.

Le spese differite

Riguardano gli interventi destinati alla lotta al dissesto idrogeologico (1,3 miliardi), gli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei comuni (6 miliardi), quelli per la rigenerazione urbana e il contrasto alla marginalizzazione (3,3 miliardi), per i piani urbani integrati (2,5 miliardi), per la diffusione dell’idrogeno nei settori più inquinanti (1 miliardo) e per gli impianti di rinnovabili (675 milioni). Rifiutati anche altri 300 milioni per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie e 100 per quella del verde urbano ed extraurbano.

Un totale di 15,9 miliardi di euro cancellati dal Pnrr e dirottati nel piano Repower Eu, che però è espressamente dedicato al raggiungimento dell’autonomia energetica e alla transizione ecologica e quindi non copre tutte le aree di intervento appena elencate. In più, data l’importanza strategica del settore, è facile immaginare che gran parte di questi fondi tornino al governo, sotto forma di progetti da affidare alle grandi partecipate dello stato, come Eni, Terna e altre.

Eppure, stando semplicemente agli eventi accaduti tra maggio e luglio 2023, si vede una certa sensazione di urgenza scaturire dagli interventi messi in secondo piano dal governo Meloni. Le proteste in tutto il paese per il caro affitti, l’alluvione in Emilia Romagna, le polemiche sui rigassificatori, il caro benzina, l’inquinamento da Pfas delle falde acquifere, gli incendi e la devastazione degli eventi estremi che hanno colpito il Nord a luglio.

Ma l’esecutivo più a destra della storia della Repubblica, evidentemente, in questi settori non sa proprio dove mettere le mani. Così, dopo aver ricevuto una sonora strigliata dal Fondo monetario internazionale, preoccupato dai continui ritardi dell’Italia nel completare gli obiettivi per ricevere le rate del Pnrr e la riduzione del debito pubblico, seguita a ruota da quella del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il governo Meloni ha deciso di correre ai ripari riducendo proprio questi obiettivi e queste aree di intervento.



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di Kevin Carboni www.wired.it 2023-07-27 15:53:09 ,

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